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Intervista alla studentessa Silvana Mendicelli: Alla Scoperta del Futuro tra Scienza, Umanesimo e Tecnologia al Young Sparks Symposium

Nell’ambito dell’istruzione superiore, l’opportunità di partecipare a conferenze ed esperienze di mobilità internazionale rappresenta spesso una pietra miliare fondamentale nel percorso formativo di uno studente. In questo contesto, abbiamo il piacere di intervistare Silvana Mendicelli, una nostra studentessa recentemente rientrata da un’esperienza Erasmus in Spagna. 

Silvana è stata anche vincitrice del bando Youth Sparks Symposium, che le ha consentito di partecipare con successo al Young Sparks Symposium, un evento di prestigio con focus su “uomo e scienza, umanesimo e tecnologia, uomo e territorio.” In questa intervista, Silvana condividerà dettagli e riflessioni sulle esperienze vissute e sul loro contributo all’arricchimento del suo percorso formativo presso la SSML Carlo Bo. Buona lettura! 

Ciao Silvana, innanzitutto, congratulazioni per essere stata selezionata e aver avuto la possibilità di partecipare al Young Sparks Symposium. Puoi darci una panoramica generale sull’evento e sul suo scopo principale?

L’evento Young Sparks Symposium si è svolto dal 3 al 7 settembre ed è stato organizzato dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE, in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia e la Fondazione Brunello Cucinelli. Lo scopo del progetto è stato quello di sensibilizzare noi partecipanti, non solo studenti ma anche docenti e ricercatori, sul tema della sostenibilità e sui fenomeni ad essa correlati, in particolare sul nesso uomo-scienza, umanesimo-tecnologia, umanesimo- comunicazione, uomo-territorio. Un altro importante obiettivo è stato quello di mettere in contatto partecipanti provenienti da tutto il mondo, in modo da facilitare il dialogo tra realtà diverse e riuscire così a valorizzare le differenze culturali, che molto spesso ci fanno paura.
A partire dal 4 settembre è iniziato il vero e proprio simposio, che è stato organizzato in modo da coniugare gli interventi dei numerosi ospiti con altri momenti di socialità, tra cui le visite guidate in diversi luoghi dell’Umbria (Norcia, Assisi, Perugia e Solomeo). Tutte le giornate del simposio hanno avuto una struttura simile, ad eccezione della giornata conclusiva che è stata pensata in modo un po’ diverso. Noi studenti abbiamo alloggiato presso la residenza universitaria messa a disposizione dall’Università di Perugia e ogni mattina, intorno alle 8:30/9:00, un servizio di navette ci conduceva dalla residenza al Teatro Cucinelli a Solomeo, dove avevano luogo le conferenze. Verso l’ora di pranzo ci spostavamo presso il ristorante della sede della “Brunello Cucinelli S.p.A.”, per poi riprendere le attività nel primo pomeriggio.

Quali argomenti chiave sono stati trattati durante la conferenza? Quale è stato a tuo parere il più interessante?

Durante le quattro giornate del simposio si sono susseguiti gli interventi di numerose personalità conosciute a livello internazionale. Le conferenze sono state senz’altro molto interessanti e hanno permesso di approfondire le nostre conoscenze nei vari settori afferenti la sostenibilità: scienza, tecnologia, economia, politica e territorio. Ogni incontro si è focalizzato su una delle quattro macroaree che ho accennato nella precedente risposta: uomo e scienza, umanesimo e tecnologia, umanesimo e comunicazione, uomo e territorio. Per quanto riguarda il rapporto tra l’uomo e il sapere tecnico-scientifico, ho trovato molto interessanti i contributi del manager Andrea Pontremoli e del professore Mauro Ferrari, i quali hanno chiarito come lo sviluppo tecnologico non vada visto come un “nemico” o un “pericolo”, ma come qualcosa che bisogna saper governare per metterlo al servizio delle persone e per migliorare la qualità della vita in diversi ambiti, dal settore automobilistico alla ricerca scientifica. Pontremoli ha sottolineato che la tecnologia è importante per rendere un’azienda innovativa, ma sono le relazioni interpersonali e i valori aziendali gli elementi in grado di garantire la continua crescita e l’innovazione di un’impresa. Il professor Ferrari ha raccontato che si sta dedicando allo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali in prestigiosi istituti di ricerca, il che è possibile grazie al progresso tecnologico.
Il professore Gianluca Gregori, invece, ha incentrato il proprio intervento sul tema della globalizzazione, in modo particolare sulle disuguaglianze che essa genera, e ha descritto i principali modelli economici e il loro rapporto con la sostenibilità. Per quanto riguarda la relazione tra l’uomo e il territorio, mi ha molto colpito, oltre che incuriosito, il contributo dei rappresentanti della regione Lakota, che si è focalizzato sulla necessità di salvaguardare il rapporto delle persone con la natura e sull’importanza di riconoscere le diversità culturali. Avere avuto l’opportunità di conoscere qualcosa in più su una società che vive in armonia con la natura, mi ha portato a riflettere sulla poca accortezza che usiamo nel rapporto con l’ambiente.
Ho molto apprezzato anche l’intervento della giornalista e scrittrice Manuela Dviri che, intervistata dal giornalista di origine libanese Gad Lerner,  ha raccontato la sua storia. Manuela Dviri è nata in Italia da genitori israeliani e si è poi trasferita in Israele. Ha raccontato della tragica morte del figlio Yonathan, che prestava servizio nell’esercito israeliano, e che, nel 1998, venne ucciso durante l’invasione israeliana del Libano. Successivamente, la giornalista ha partecipato alla campagna di protesta contro la guerra, conosciuta come la campagna delle “Quattro Madri”. Ha continuato a battersi per promuovere la fine del conflitto isrealo-palestinese e ha fondato l’associazione “Saving Children” che si occupa di curare i bambini palestinesi. Ascoltare le sue parole è stato molto commovente. Inoltre, il giorno successivo, alcuni organizzatori hanno chiesto a me e ad altri due studenti se fossimo disponibili a rispondere ad alcune domande della giornalista, che avrebbe poi scritto un articolo sul settimanale Oggi. E’ stata anche questa un’esperienza formativa davvero interessante.
Tra i tanti argomenti interessanti trattati, quello che ho trovato particolarmente coinvolgente è stato “l’umanesimo e la comunicazione”, perché gli ospiti, tra cui la scrittrice Sumaya Abdel Qader, hanno stimolato noi tutti a riflettere sul modo in cui è possibile valorizzare la diversità e sull’arricchimento che può scaturire dall’incontro tra culture diverse.

Hai avuto l’opportunità di interagire con altri partecipanti internazionali? Ci sono stati momenti o scambi di idee significativi che ti hanno colpito?

La maggior parte dei partecipanti all’evento erano studenti italiani, ho avuto però l’opportunità di interagire anche con ragazzi e ragazze provenienti da altri paesi, come la Spagna, la Polonia, l’Ungheria, la Grecia, il Brasile, il Messico, la Turchia e l’India. Ci siamo confrontati per di più sulle attività che abbiamo svolto insieme durante i quattro giorni del simposio, scambiando idee e riflessioni sui vari interventi ai quali abbiamo assistito. Essendo una studentessa di mediazione linguistica mi fa sempre molto piacere parlare con studenti di altre nazionalità, sono curiosa di imparare qualcosa di nuovo sul loro paese e sulla loro cultura e, partecipando al progetto Young Sparks Symposium ho avuto l’occasione per farlo. Seppure per pochi giorni, ho vissuto in un ambiente internazionale che mi ha ricordato l’atmosfera sperimentata durante l’Erasmus a Siviglia. Mi ha molto sorpreso che in soli cinque giorni sia riuscita a creare dei legami forti con gli altri studenti: ci siamo sentiti parte di una stessa comunità e penso che questo sia il presupposto necessario per riuscire un domani a valorizzare davvero le diversità e a migliorare il rapporto dell’uomo con la tecnologia e l’ambiente. Sono sfide che riguardano l’intera umanità e non possiamo pensare di affrontarle se non collaborando con gli altri paesi, superando i confini geografici e le distanze culturali per aprire un dialogo costruttivo. 

Come pensi che questa esperienza possa arricchire il tuo percorso formativo e professionale?

Avere avuto la possibilità di prendere parte al simposio è stata un’esperienza utile e stimolante. Gli interventi dei numerosi ospiti e le conversazioni avute con gli altri studenti hanno arricchito il mio percorso formativo: ho avuto l’opportunità di acquisire nuovi saperi e di approfondire tematiche che prima conoscevo poco, come i vari ambiti in cui trova applicazione l’intelligenza artificiale. Gli ospiti che hanno raccontato la propria storia e che hanno offerto degli esempi in relazione alle tematiche trattate mi hanno permesso di dare concretezza ad argomenti come la diversità, l’integrazione, la sostenibilità e il rapporto con il territorio. Sicuramente porterò con me il discorso di Brunello Cucinelli riguardante quella che lui definisce “l’intelligenza dell’anima”. L’invito dell’imprenditore a “studiare il giusto” per nutrire la nostra anima mi ha fatto capire l’importanza di coltivare la conoscenza al di là dello studio in ambienti formali, per quanto quest’ultimo sia fondamentale per la formazione degli studenti. 

Silvana, hai avuto anche l’opportunità di essere una vincitrice di Borsa Erasmus in Spagna. Ci puoi raccontare un po’ di questa esperienza? Quali sono stati i principali benefici che hai tratto da questa mobilità internazionale? Inoltre, quali consigli offriresti agli altri studenti della SSML Carlo Bo che stanno considerando l’opportunità di candidarsi per esperienze simili?

L’anno scorso ho preso parte al progetto Erasmus+ nella città di Siviglia, dove ho frequentato per cinque mesi l’università Pablo de Olavide. E’ stata un’esperienza che mi ha formato molto e che spero di ripetere durante il percorso magistrale. Vivere e studiare in Spagna mi ha dato modo di approfondire la lingua spagnola e di conoscere più da vicino la cultura del paese, a partire dall’organizzazione del sistema universitario, che presenta alcune differenze rispetto a quello italiano. L’Erasmus si è rivelato molto utile anche a livello personale: è stata la prima volta che ho vissuto da sola e ho dovuto, quindi, imparare a gestire in piena autonomia tutte le difficoltà quotidiane. Nei cinque mesi di mobilità internazionale ho preso parte a numerose attività, come tour guidati nelle città andaluse e tandem linguistici, che mi hanno permesso di avere contatti con persone di tutto il mondo. Consiglio vivamente agli studenti della Carlo Bo di candidarsi per il progetto Erasmus perchè è un’esperienza che completa il loro percorso formativo e personale. So che all’inizio può sembrare difficile vivere in un altro paese, ma basta veramente poco per ambientarsi, stringere amicizia e prendere consapevolezza di aver colto un’occasione unica. Un consiglio che vorrei dare a chi sta valutando questa opportunità è di contattare i ragazzi che, come me, hanno già studiato all’estero. Ricevere consigli sull’alloggio e sui corsi universitari potrebbe rivelarsi molto utile. 

 

 

29 Settembre 2023
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